lunedì 27 aprile 2015

Musicologia

MUSICOLOGIA

Per Musicologia s’intende lo studio del fenomeno musicale attraverso un approccio scientifico.
La musicologia nacque in Germania grazie al positivismo con il nome di Musikwissenschaft, ossia ‘scienza della musica’, sotto il modello della Naturwissenschaf (‘scienze naturali’); in pratica, i musicologi adattarono i criteri per lo studio derivate da quest’ultima alla musicologia, con le dovute differenze e caratteristiche.
Una delle questioni più importanti che i musicologi affrontarono fu quella dell’origine della musica; furono sviluppate due principali teorie, che vedevano rispettivamente l’origine della musica nella melodia e nel ritmo.

MELODIA

·        “Teoria biologica” di Herbert Spencer: la musica deriverebbe dal linguaggio parlato. Le variazioni di intensità e di altezza sono gli effetti fisiologici delle variazioni dei sentimenti; il canto ha avuto origine dal parlare su toni di voce acuti.
·        “Teoria adattativa” di Charles Darwin: in relazione alla sua teoria dell’evoluzione e della selezione naturale delle specie viventi, l’origine della musica viene vista come il risultato dei processi di seduzione tra i due sessi. Il canto dell’uomo è imitazione dei gridi degli animali, soprattutto degli uccelli, in particolare nella stagione degli amori.
·        “Teoria psicologica” di Carl Stumpf: sulla base di fonogrammi registrati presso popoli primitivi, la musica sarebbe nata dalla necessità di produrre dei “segnali” con la voce. Dai segnali ebbero origine suoni di diversa altezza emessi simultaneamente o successivamente e quindi si definirono intervalli, determinati e trasponibili. Si rifà alle tesi di Jean-Jacques Rousseau.

RITMO

·        “Teoria del ritmo” di Karl Bucher e Richard Wallaschek: sostennero che l’orgine dei fatti musicali è nel ritmo che accompagna i movimenti delle attività collettive di lavoro presso le comunità tribali.

Queste teoria erano tutte basate sul presupposto che l’origine della musica fosse un processo unico ed uguale. Più tardi si ritenne invece impossibile che una realtà ricca e varia quale è la musica possa aver avuto origini monogenetiche. Nelle ricerche successive, pur nell’obiettiva incertezza, si è quindi cercato di determinare un’origine assoluta della musica, indipendente da questa o quella civiltà: un’origine della musica in sostanza naturale che ubbidisca a leggi naturali.





Le discipline che si occupano dei diversi aspetti dei fenomeni musicali e sono comprese nella musicologia possono essere indicate come:

·        Musicologia sistematica: comprende le discipline che affrontano la musica in senso teorico, come l’acustica o l’estetica della musica;
·        Musicologia storica: studia la musica colta, prodotta in Europa, a partire dal Medioevo, usando un approccio storico. Comprende ad esempio la bibliografia musicale, la filologia musicale e la critica testuale;
·        Musicologia applicata: è l’applicazione della musica ad altri ambiti, come ad esempio la musicoterapia o la didattica della musica;
·        Archeologia musicale: indaga sui fenomeni musicali dell’età antica, adottando sia i metodi di studio della musicologia sia dell’archeologia;
·        Etnomusicologia: nasce come musicologia comparata, ed è un discorso sulla musica popolare europea e, in generale, sulle musiche extraoccidentali; si propone di raccogliere e ordinare le testimonianze musicali, inserendole nel contesto delle varie culture e civiltà.



ETNOMUSICOLOGIA

L'etnomusicologia è una parte della musicologia che studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli europei ed extraeuropei. Fino a pochi decenni fa veniva detta, sia pure in maniera piuttosto generalizzante, musicologia comparata, in quanto uno dei suoi fini è il confronto delle musiche dei popoli extraeuropei tra loro e con quelle dei popoli occidentali, anche se tra le due esiste una sottile e determinante differenza. Oggi, in virtù delle più recenti acquisizioni e dei mezzi di riproduzione sonora, l'etnomusicologia è una scienza musicologica autonoma: costituisce forse l'ambito più autentico e ricchissimo di spunti per la ricerca multidisciplinare dello studio delle tradizioni musicali ai fini di valorizzare l'approccio non volutamente colto: i suoi contributi anzi, hanno aiutato in particolare gli studi musicologici novecenteschi ad uscire da quegli steccati di conoscenze basati su presupposti colti. L'etnomusicologia, praticata con chiari intenti scientifici, chiarisce anzi tutta l'insufficienza e la parzialità delle teorie musicologiche fondate sull'assunzione di determinati elementi teorici come gli unici in grado di costituire il cosiddetto paradigma "vero" della musica, in quanto considerato l'unico riconosciuto come naturalmente possibile.
L'etnomusicologia vera e propria nacque negli Stati Uniti, in quanto diverse personalità di rilievo per gli studi di musicologia comparata dovettero esiliare a causa dell'avvento del nazismo. Questi studiosi, quindi, crearono uno iato rispetto alle scuole precedenti, che fu sfruttato da un gruppo di studiosi statunitensi per rifondare gli studi sulle musiche del mondo. Per segnalare questa novità nell'approccio scientifico decisero di adottare il termine proposto da Jaap Kunst. L'etnomusicologia si occupa non soltanto della musica in quanto suono, ma anche dei comportamenti necessari a produrla. Quella che fino ad allora era chiamata musicologia comparata venne detta “etnomusicologia”, ridenominazione che corrispose all'avvento di nuovi metodi di indagine e ad un ripensamento del ruolo assunto dal ricercatore. Fino agli anni ’40, infatti, si dava per scontato che la raccolta di documentazione fosse effettuata sul campo da persona diversa da quella che, in un secondo tempo, l’avrebbe catalogata e analizzata. La progressiva comprensione di quanto siano significativi gli eventi concomitanti a quello musicale portò alla fusione dei due ruoli. L’etnomusicologo, oggi, in molti casi, sente quasi la necessità di diventare un frequentatore abituale della cultura musicale che studia, così da interiorizzare i comportamenti e i valori, da acquisire tutto ciò che è necessario alla sua comprensione.

Ogni parte del mondo ha sue caratteristiche peculiari che rendono la musica diversa da quella di altre località. Segue una mappa globale con le principali sezioni di etnomusicologia per il mondo.



Etnomusicologia Musica etnica nordamericana Musica etnica sudamericana Musica etnica europea Musica etnica africana Musica etnica russa Musica etnica cinese Musica etnica indiana

domenica 26 aprile 2015

Musica etnica sudamericana

MUSICA SUDAMERICANA (O LATINA)

Con musica latina, a partire dagli anni '50 negli USA, sono state indicate quelle forme musicali tipiche dell'America latina. Si faceva così una separazione tra gli stili più tipicamente di origine afroamericana e quelli invece caratteristici dell'America latina.

Si considera come facente parte della musica latina, così, un gran numero di generi: salsa, rumba, bossa nova, flamenco, tango, fado, milonga, rock latino e così via. Data l'enormità della produzione che la definizione di musica latina comprende, è difficile stabilire quali siano i caratteri comuni di generi tanto diversi. In generale, però, la musica latina utilizza come molto ampiamente la chitarra, particolarmente acustica: questo strumento, non a caso, fu portato dagli arabi in Europa per la prima volta in Spagna. Oltre a questo vi è una forte attenzione ed una notevole ricercatezza nella composizione delle melodie, che hanno una grande importanza.


Ballerina di Flamenco

La maggiore differenza rispetto alla musica afroamericana risiede però nei ritmi, che sono molto meno serrati nel caso della musica latina, la quale, tra l'altro, prevede strumenti a percussione assolutamente peculiari come le congas. Il fatto che si contrapponga la musica ispanoamericana con quella afroamericana non deve far pensare che la prima non sia influenzata dalla seconda: molti generi sono una rielaborazione dei canoni nordamericani in chiave latina.

I generi che riscuotono maggior successo al di fuori dei confini di provenienza sono generalmente le musiche che possono essere ballate, come salsa, rumba o merengue.

Storia del Mambo, della Salsa, del Cha Cha Cha - Le origini della Salsa e del Mambo

Esiste molta disinformazione in internet, e non solo in internet, relativamente all’origine e alla storia di balli latino americani come il Mambo, Cha Cha Cha e Salsa. 

Da più parti si legge che questi balli, provenienti da Cuba, sono migrati prima a New York e successivamente nel resto del mondo. Questo in linea di massima è vero, ma la storia di questi balli è un po’ più complicata e non la si può semplificare in questo modo. 



Ballerini di Salsa

Un punto spesso omesso è l'effetto dell’immigrazione a New York di Portoricani, avvenuta principalmente nel periodo 1940-1950, e di Cubani, intorno al 1960. La mescolanza di questa musica con il jazz degli Afro-Americani ha contribuito significativamente alla nascita della SALSA e a far diventare questo ballo popolare in tutto il mondo. 

Cuba, i balli sono nati lì, ma poi...

Le radici di gran parte della musica latino americana si trovano a Cuba, ma come forma popolare di ballo e di musica, il Mambo, il Cha Cha Cha e la Salsa sono innovazioni del Nord America, nate a seguito della immigrazione di latino americani negli Stati Uniti e in particolare a New York e dalla mescolanza di stili musicali provenienti da molte parti del mondo, e specialmente del jazz. La storia della musica e del ballo latino americano, che ha iniziato ad essere popolare in Europa e in America nel 20° secolo, risale al 18° secolo . Tuttavia, a Cuba questa musica ha subito nel diciannovesimo secolo una trasformazione che l’ha resa unica nel suo genere, anche se ci possono essere stati contributi da altre zone dei Caraibi, Cuba è considerata da tutti il loro luogo nascita. 

Il Danzon, l'origine di tutto

Dalla metà del diciannovesimo secolo Cuba si era trasformata in nel centro culturale del mondo spagnolo e il più economicamente prospero delle varie colonie spagnole. All'interno di questo contesto parecchi eventi hanno contribuito significativamente allo sviluppo di uno stile unico di musica e di ballo. Tra questi eventi ricordiamo l'occupazione britannica di Cuba (1762-1763) che ha guidato i governanti spagnoli a rimuovere le limitazioni e le restrizioni che impedivano alle colonie il libero commercio. 


Tuttavia, l'evento più significativo che ha permesso che la musica ed il ballo si sviluppassero si è presentato all'inizio del diciannovesimo secolo, quando le autorità spagnole hanno permesso che gli schiavi stabilissero Consigli, che inizialmente erano basati sui gruppi della “nazione africana”. Ciò ha permesso che gli schiavi conservassero e fondessero le loro tradizioni con le influenze francesi e spagnole. Da questo momento in poi la musica ed il ballo si sono sviluppati ed innovati fino a darci il “Danzon”, poi il Mambo, il Cha cha e l’odierna Salsa. 

Il Mambo è nato nel 1938

Il Mambo, come noi lo conosciamo, è nato attorno al 1938, quando Oresta Lopez compose una danzon che chiamò “Mambo”. In pratica unì il danzon con i ritmi africani della strada. Negli anni 50, il Mambo si è diffuso come genere musicale specifico quando Perez Prado ha cominciato ad introdurre la sua musica sul mercato sotto il nome di “mambo” . Era il primo, e molti altri sono seguiti. Prado portò la sua musica a New York, via Messico, e ha commercializzato la musica, cambiandola per soddisfare il suo pubblico di “bianchi”. Se ascoltate la musica di Prado e la confrontate con quella di altri artisti cubani noterete che contiene influenze molto al di fuori della tradizione cubana, manca qualcosa, provoca meno emozioni. Nonostante questo dobbiamo riconoscere che è stato il primo a diffondere questo genere di musica negli Stati Uniti ed in Europa. 

Il Cha Cha Cha

Come il Mambo si è sviluppato, i musicisti hanno sperimentato nuovi tempi e ritmi. Il Mambo ha quindi subito alcuni cambiamenti. E’ stato creato Il Mambo "triplo". Questa nuova variante del Mambo usa passi laterali. Il raschiare ed il mescolarsi dei piedi in questi passi produce un suono particolare, un suono come “Cha Cha Cha”. Arthur Murray ha poi semplificato il ballo togliendo un “Cha” ed inventando il 1, 2, 3, Cha Cha. Murray ha pensato che il ballo così modificato fosse più facile da imparare. Dopo questo cambiamento il cha cha cha è diventato più facile ma anche più lento e più metodico. Il Cha Cha Cha è un derivato di due balli latino americani; il Danzonette Portoricano e il Danzon Cubano. Tuttavia, il Cha Cha Cha si distingue da tutti i altri balli latino americani per un marchio vocale; voci che cantano all’unisono senza il vibrato. 


Ballerini di Cha cha cha

Questa nuova danza-mania è stata creata e introdotta negli Stati Uniti da Minon Mondajar nel 1949. Il Cha Cha Cha si è differenziato, è saporito ed invitante nelle sue varie forme… Bolaro Cha Cha Cha, Mambo Cha Cha Cha, Danzon Cha Cha Cha e forse anche un Samba Cha Cha Cha. 

Le orchestre di Cuba erano rapide a catturare, interpretare e raffinare i nuovi stili di musica che si sviluppavano negli Stati Uniti. Nel 1951 il violinista cubano Enrique Jorrin ha sviluppato una variante con un ritmo medio molto riconoscibile e non troppo frenetico. La sua idea era: questa musica è stata creata in modo che chiunque può ballarla; con le sue variazioni ai tempi ed i passi semplificati di Arthur Murray, il Cha Cha si è trasformato in un ballo enormemente popolare nelle discoteche durante gli anni 50 e la sua popolarità è cresciuta ulteriormente fino agli anni 60. La Salsa tende ad essere più veloce e più drammatica del Mambo, con il risultato che un passo supplementare è stato aggiunto al Mambo per impedire al ballerino di muoversi fuori tempo. 

Il Mambo, il ballo del diavolo

I ritmi africani nella musica Cubana sono arrivati dal Yoruba, dal Congo e da altra gente dell’Africa dell’Ovest, che è stata trasportata ai Caraibi come schiavi.

Ad Haiti, il Mambo è una specie di voodoo, che serve agli abitanti dei villaggi come “consulente”, esorcista, consigliere spirituale e organizzatore di intrattenimenti pubblici. Imparare a ballare il Mambo significa per loro “conversare con gli dei”. Tenendo conto delle origini e del fatto del Mambo che può essere ballato in un modo molto erotico e sensuale, è comprensibile che in alcune zone di Cuba, il Mambo viene visto come il “diabolo”, il ballo del diavolo. Insomma, Mambo, Cha Cha e Salsa non sono balli per i deboli di cuore!

Musica etnica russa

MUSICA RUSSA

Nel 1929 Josef Stalin assunse il potere assoluto, prendeva quindi il via il periodo del terrore; il dittatore era uomo dai discreti gusti musicali, amava ascoltare la musica classica alla radio e si divertiva nel cantare canzoni folk con una bella voce tenorile. Famose erano le sue frequenti visite al Palco A del teatro Bol’šoj di Mosca, dove sedeva nascosto dietro una piccola tenda per non dare nell’occhio. L’entrata di Stalin a teatro non era comunque evento capace di passare inosservato, instillando il terrore nei compositori in attesa del giudizio di Cesare. 
Il dittatore controllava tutti i dischi pubblicati nell’Unione Sovietica, etichettandoli con telegrafici giudizi sulle copertine, ma la vera passione di Stalin erano le telefonate a sorpresa. Josef era solito destare gli artisti nel cuore della notte, talvolta per complimentarsi, altre volte per comunicare con gelide modalità l’imminente capitolazione.
Nel gennaio del 1936 in colloquio nel Palco A in seguito alla messinscena de Il placido Don, Stalin aveva spiegato al compositore Ivan Dzeržinskij che l’opera sovietica doveva farsi emblema della grandezza dell’Unione, avvalendosi di tutte le tecniche musicali più moderne ma restando sempre fedele ad un linguaggio comprensibile alle masse.

Sul cammino verso una tale strumentalizzazione della musica, ma più generalmente dell’arte, al servizio della missione staliniana, si rese necessario stabilire delle regole che indicassero la via da percorrere. Ecco perché evento fondamentale nella vita culturale sovietica degli anni a venire fu il I Congresso panrusso dell’Unione degli scrittori. 
Convocato a Mosca nell’agosto del 1934, il Congresso decretò il principio del “realismo socialista” canone estetico da seguire. Per chiarezza di comprensione tentiamo di riassumerne i punti focali in un breve schema:
- Condanna del pessimismo: (tipico dell’ideologia borghese) le opere dovevano infondere un nuovo ottimismo “rivoluzionario”
- Soggetti di estrazione quotidiana: le conquiste proletarie dovevano servire come bacino in cui pescare i soggetti delle nuove creazioni
- Servire all’edificazione socialista: gli scrittori sovietici vennero etichettati come “ingegneri di anime”
- Esaltazione nazionalista: l’opera d’arte deve ispirarsi ad un nuovo tipo di idealità “romantica” definita “romanticismo rivoluzionario”.

Qualsiasi opera presentasse elementi contrari al principio del “realismo socialista” era prontamente etichettata come “formalista” (nella peggiore accezione del termine), emarginata e velocemente ritirata dalla sua diffusione.
Assimilati i principi del “realismo socialista” tentiamo ora di capire, con una breve schematizzazione, come  determinate regole siano state trasposte in ambito musicale: 
- Predilezione per i generi scenici: opera, balletto e musica per film
- Predilezione per i generi celebrativi: sinfonia
- Predilezione per la musica a programma: idonea alla trasmissione di un contenuto ideologico
- Rifiuto delle influenze borghesi: rifiuto di ogni modernismo, in particolare della dodecafonia consideratadiabolus in musica.

Come in ambito letterario, anche in campo musicale ogni deviazione dal sentiero tracciato dal “realismo socialista” fu punita con la repressione, emarginazione e violenta censura. Esempio più emblematico dell’azione della censura fu un editoriale emanato nel 1936 dalla Pravda, organo ufficiale del Partito Comunista, in seguito alla rappresentazione di Lady Macbeth del distretto di Mcensk, opera del gigante della musica russa Dmitrij Šostakovič.


Dmitrij Šostakovič

L’articolo fu intitolato Confusione anziché musica e rappresentava la condanna definitiva a Lady Macbeth,accusata di essere opera oscura e moralmente oscena. Il rischio corso da Šostakovič spaventò il compositore al punto da non riuscire mai più a scrollarsi di dosso tale sentimento.
I periodi in cui il partito irrigidì il lavoro della censura furono sostanzialmente due: quello delle grandi purghe staliniane (1936-1938), a cui seguì l’era di Ždanov. Quest'ultimo prese il nome da Andrej Aleksandrovič Ždanov, segretario del comitato centrale che, concordemente con il clima di guerra fredda, sferrò un pesante attacco anti-occidentale all’intero fronte culturale russo (1946-1948). Il 10 novembre del 1948 una risoluzione del partito etichettò come formalisti alcuni fra i più importanti compositori sovietici, fra cui gli stessi Šostakovič eProkof’ev.

Serguei Prokofiev


Nel marzo del 1953 Josef Stalin morì, aprendo così all’era di Kruščëv che, dopo i pesanti trascorsi, fu caratterizzata dal totale rifiuto e condanna del culto staliniano. È questo il periodo che viene comunemente conosciuto come “disgelo”. Il controllo del partito si allentò ed il dibattito venne riconosciuto come via culturalmente percorribile, ma soprattutto si aprirono nuovamente le porte alle influenze occidentali. Tale riapertura dell’Unione Sovietica all’occidente culminò nel 1962 con la visita dell’esule Stravinskij in URSS. 
Il periodo del “disgelo” si può sicuramente leggere come un’allentarsi delle catene di costrizione sulla produzione musicale, ma ciò non pose fine al totale rifiuto delle nuove tecniche d’avanguardia occidentali quali la dodecafonia o la musica elettronica. Era comunque forte la necessità di concedere maggiore libertà espressiva, purché nei limiti della tradizione e del rispetto di un nuovo, e più elastico, canone di realismo socialista.
La nuova era della musica sovietica si inaugurò con le dimissioni di Kruščëv nel 1964, cui succedettero Brežnev Kossighin, rispettivamente primo segretario e primo ministro del Partito. Il nuovo percorso culturale sovietico fu caratterizzato da un rinnovato inasprirsi del controllo: ogni interpretazione ideologica divergente da quella ufficiale fu etichettata come “dissenso”. L’attenzione nella scelta del termine “dissenso” fu molta, venne preferito a “contestazione” perché quest’ultima implicava un’azione politica diretta contro un’istituzione, termine attribuito alle forme di attività politica “alternativa” sorte nei paesi capitalistici occidentali verso la fine degli anni Sessanta. Il termine “dissenso” richiamava più un idea di scissione rispetto alla linea ufficiale.

Stravinskij

Malgrado il totale rifiuto delle tecniche d’avanguardia occidentali, in seguito alla caduta di Stalin andò comunque formandosi un’avanguardia sovietica conosciuta e studiata poi anche in occidente. Le opere dell’avanguardia russa hanno trovato sfogo decisivo con l’apertura della perestrojka condotta dall’ultimo segretario generale del Partito dell’Unione Michail Sergeevič Gorbačëv. Il 25 dicembre 1991 Gorbačëv annunciò le proprie dimissioni in un discorso televisivo, il sogno utopico dell’URSS si dissolveva definitivamente.

Musica etnica nordamericana

MUSICA NORDAMERICANA

La musica degli Stati Uniti d'America riflette la molteplicità di etnie che compongono la popolazione del paese attraverso una larga gamma di generi e stili. Rock and roll, country, rhythm and blues, jazz e hip hop sono alcuni tra i generi musicali statunitensi maggiormente noti all'estero. Dall'inizio del XX secolo, la musica registrata proveniente dagli USA ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo.
I primi abitanti nei territori degli odierni Stati Uniti furono centinaia di tribù native, con una loro propria tradizione musicale.
Mappa dei generi musicali statunitensi

Fin dai tempi di Bartolomé de Las Casas (prima metà del XVI secolo), iniziò ad arrivare nel Nuovo Mondo un consistente numero di immigrati dalle Isole Britanniche, dalla Spagna, dalla Francia, portatori di nuovi strumenti e tradizioni, come la ballata anglosassone e il canto religioso della "buona novella" cristiana (gospel). Anche gli schiavi deportati dall'Africa portarono nuove tradizioni musicali e così fece ogni successiva ondata di immigrati.
L'apporto culturale originato da questo duplice e immenso movimento di popolazione (tenendo anche conto dell'elemento indio) ha creato tradizioni vive ancora oggi, le cui forme più tarde hanno, anzi, influenzato i territori d'origine con una sorta di movimento di ritorno lungo tutto il XX secolo. Così, la tradizione pop occidentale affonda molte delle proprie radici nel blues afroamericano del XVIII e del XIX secolo. Sono rimaste, poi, autonome espressioni musicali di tradizioni legate ai paesi d'emigrazione, tanto che è stata scritta e registrata negli Stati Uniti molta musica composta negli stili etnici delle comunità ucraine, irlandesi, polacche, italiane, messicane, ebree e non solo. Infine, molte città americane hanno dato ampio spazio allo sviluppo di numerosi stili musicali regionali. Oltre alle grandi città come Detroit, New York, Chicago, Nashville e Los Angeles, molte città più piccole hanno prodotto caratteristici stili musicali. Così, accade che in Louisiana sia sorta una musica come quella cajun, mentre altrove si sono mantenute manifestazioni delle tradizioni creole. Importante è, poi, l’elemento della musica popolare hawaiiana, nonché il bluegrass e la old time music (o root music, "musica con radici"), la musica (soprattutto bianca) che giunse nel Nuovo Mondo dall'Inghilterra, dalla Scozia, dall'Irlanda e che si è depositata soprattutto negli Stati Uniti della zona sud-est.
Caratteristiche
La musica degli Stati Uniti può essere caratterizzata dall’uso di ritmi sincopati ed asimmetrici, da melodie lunghe ed irregolari che si dice “riflettano la vasta ed aperta geografia del paesaggio americano e la sensazione di libertà personale tipica della vita americana”. Alcuni aspetti particolari della musica americana derivano senza dubbio da tradizioni e strumenti africani; ne è un esempio la struttura call-and-response che prevede l’alternanza tra una voce solista ed un coro a più voci, dove le frasi cantate formano dei veri e propri dialoghi, ad imitazione dell’interazione verbale (e non) che avviene, in diversi paesi africani, durante le riunioni pubbliche, nelle cerimonie religiose o nelle discussioni di affari.
Sin dagli inizi della storia della musica americana, fino ai tempi moderni, la relazione tra la musica statunitense e quella europea è stata oggetto di molti dibattiti tra gli studiosi di musica americana. Alcuni auspicavano per l’adozione di tecniche e stili più vicini a quelli europei e in qualche modo considerati come più rifiniti ed eleganti, mentre altri erano a favore di una forma di nazionalismo musicale che celebrasse in maniera chiara e distinta le tradizioni americane. Lo studioso di musica classica moderna John Warthen Struble si è posto in opposizione sia con gli americani che gli europei, sostenendo che la musica degli Stati Uniti è intrinsecamente distinta poiché questi, come nazione, non hanno avuto secoli di sviluppo musicale. Anzi, la musica degli Stati Uniti è quella di centinaia di indigeni e di gruppi immigrati, ciascuno dei quali si è sviluppato dapprima a livello regionale fino a che la guerra civile americana ha riunito negli eserciti persone provenienti da ogni parte della nazione, permettendo così un interscambio culturale di generi e pratiche musicali. Struble considera le ballate della guerra civile come "la prima tipologia di musica folk americana che possiede caratteristiche ben precise e che sono identificabili unicamente con l’America: la prima musica veramente americana, distinta da ogni altra musica regionale di derivazione straniera".
La guerra civile, e il periodo successivo, videro una fioritura delle arti, della letteratura e della musica. I gruppi musicali amatoriali di questo periodo rappresentano veramente la nascita della musica popolare americana. Lo scrittore e studioso di musica David Ewen descrive queste prime bande amatoriali come combinazione della profondità e drammaticità della musica classica unita alla facile tecnica esecutiva; la musica suonata da questi gruppi evita la complessità per esaltare invece l’espressione diretta. Se questa musica fosse vocale, le parole sarebbero inglesi, nonostante alcuni critici abbiano dichiarato che l’inglese è una lingua non cantabile. L’America, nel periodo successivo alla guerra civile, conobbe un risveglio generale in cui i pittori, gli scrittori ed i compositori ‘seri’ trattavano argomenti specificatamente americani. È in questo periodo che sono collocabili le origini del blues, del gospel, del jazz e del country; nel ventesimo secolo questi generi diventarono l’essenza della musica popolare americana che, in seguito, diede vita al rhythm and blues, al rock and roll e alla musica hip hop.


Elvis Presley, "Il Re del Rock and Roll"
Identità sociale
La musica americana è strettamente allacciata a tematiche legate al sociale e all’identità culturale. I contrasti di classe, le questioni inerenti alla varietà razziale ed etnica, la religione, la sessualità sono solo alcuni dei temi trattati nella musica popolare. La relazione tra musica e razza è forse l’elemento predominante nello sviluppo della musica statunitense. L’identità musicale afroamericana, di derivazione assai eterogenea, ha sempre giocato un ruolo costante e fondamentale in tutta la storia della musica degli Stati Uniti. Esiste una scarsa documentazione sulla musica afroamericana del periodo coloniale, quando gli stili, le canzoni e gli strumenti provenienti dall’Africa occidentale si mescolavano nel crogiolo delle popolazioni ridotte alla schiavitù. Ma già a metà del diciannovesimo secolo, l’impronta sonora afroamericana era ben conosciuta e diffusa; le tecniche, gli strumenti e l’immaginario afroamericano divennero popolarissimi, basti pensare agli spiritual e alle canzoni degli schiavi. Molto diffusi erano anche i minstrel show, spettacoli di improvvisazione in cui bianchi con la faccia dipinta di nero si beffeggiavano delle usanze e dell’ambiente afroamericano.
La separazione tra classi sociali si rispecchia anche in ambito musicale, nonostante le distinzioni non siano assolute; la musica country popolare, ad esempio, è un genere commerciale che dovrebbe fare presa sulla classe operaia rafforzandone l’identità, a prescindere dall’appartenenza o meno degli ascoltatori di questo genere alla classe operaia. La musica country è anche legata all’identità geografica, in particolare all’ambiente rurale mentre altri generi, come ad esempio il rhythm and blues e l’hip hop sono percepiti come generi urbani.

Johnny Cash, uno dei più grandi interpreti di musica Country

Nonostante il fare musica sia stato spesso considerato come un’attività femminea, non sono assenti le contraddizioni. Nel diciannovesimo secolo, ad esempio, cantare e suonare il piano a livello amatoriale era considerato adatto alle donne dell’alta società, eppure queste venivano escluse dalle attività concertistiche e sinfoniche. Le donne ricoprirono un ruolo considerevole durante i primi sviluppi della musica popolare ma furono gli uomini a dominare la scena, quando si trattò di incidere dischi. Diversi sono anche oggi i generi musicali a predominanza maschile, basti pensare all’heavy metal e al gangsta rap. Tuttavia, anche in questi ambiti, le donne stanno guadagnando terreno e conquistando pubblico.

Musica etnica indiana

MUSICA CLASSICA INDIANA

Le origini della musica classica indiana sono tracciate a partire dai più antichi libri di sacre scritture della tradizione indù, i Veda. Il Samaveda, uno dei quattro Veda, tratta a lungo di questo tema.
I due sistemi principali della musica classica indiana sono:
·         La musica indostana (Hindustani), del nord dell'India,
·         La musica carnatica (Karnàtak), dell'India meridionale.
Il tema primario della musica indostana è la Lila. La musica carnatica è basata sempre sul concetto nel raga come la musica del nord, ma ne differisce poiché le due sono evolute diversamente. Enfatizza le qualità vocali piuttosto che quelle degli strumenti. Temi primari sono Devi e Rama che descrivono i canti dei templi e patriottici. Purandara Dasa (1480 - 1564) è noto come il padre della musica carnatica. Tyagaraja (1759 - 1847), Muthuswami Dikshitar (1776 - 1827) e Syama Sastri (1762 - 1827) sono detti la trinitàdella musica carnatica. Fra le star viventi e più popolari di questo tipo di musica si ricordano D. K. Pattammal, Mangalampalli Balamuralikrishna, K. J. Yesudas, T. Sankaranarayanan e Madurai T N Seshagopalan. M. S. Subbulakshmi è stata una delle più importanti cantanti di musica carnatica. M L Vasanthakumari, G N Balasubramaniam, il Dott. S. Ramanathan, Chembai Vaidyanatha Bhagavatar, Vidwan e Gopala Pillai sono considerati i massimi interpreti dell'ultimo secolo.
La musica classica indiana è di tipo monofonico ed è quindi basata su di una singola linea melodica. Lo spettacolo di una composizione comincia con gli interpreti che escono in un ordine prestabilito: prima lo strumento solista, poi il cantante e quindi i musicisti ed i percussionisti. I musicisti cominciano l'accordatura dei loro strumenti e questo processo spesso si mescola impercettibilmente all'inizio della musica.
Gli strumenti musicali indiani usati nell'esecuzione della musica classica sono la vina (strumento antichissimo a corde pizzicate, ne esistono diversi tipi), il mridangam (percussione, India del Sud), la tabla (percussione, India del Nord), il pakhawaj (percussione, India del Nord), il kanjira (percussione, India del Sud), il tamburo, il flauto, il sitar, il sarod (India del Nord), il gottuvadyam (tipo di vina dell'Idia del Sud), il violino (usato principalmente nel Sud), la sarangi (strumento ad arco, India del Nord), il santur (simile a un cymbalom, India del Nord) e la chitarra indiana (una modifica della chitarra occidentale che viene suonata nello stile della chitarra slide).

Sitar
Suonatori di tabla, un tipo di percussione, cominciano a colpire i bordi con un mazzuolo per assicurarsi che lo strumento sia accordato con il solista. Fondamentale è il tambura (chiamato anche tanpura) che tiene il bordone. Questo compito è solitamente affidato ad un allievo del solista.
Il raga comincia con la melodia che si sviluppa gradualmente e l'esecuzione di un singolo raga può durare da una quindicina di minuti a tre ore, limite teorico dettato dal cambiamento di fase del giorno: in India le 24 ore sono suddivise in otto "spicchi" di tre ore, ognuno dei quali caratterizzato da un diverso sentimento dominante e da diversi raga che possono essere suonati in esso. Spesso i concerti di musica indostana durano interi giorni e notti, in cui numerosi musicisti e cantanti si susseguono con continuità in un flusso di musica quasi ininterrotto. L'introduzione del raga è detta alap nella musica indostana e alapana nella musica carnatica.
Nella musica indostana, una volta che l'esecuzione è iniziata, inizia a sentirsi l'articolarsi del canto in ornamenti e melismi, mentre il ritmo si velocizza gradualmente. Questa sezione è chiamata jor. Dopo il jor avviene una pausa; tutto si ferma ed il pubblico applaude. Finalmente, il percussionista comincia a suonare interagendo con il solista, eventualmente improvvisando in competizione con il solista.

Le esecuzioni di un raga nella musica carnatica sono generalmente molto più brevi. Il pezzo di apertura è chiamato varnam, ed è quasi un riscaldamento per i musicisti. Segue la richiesta di benedizione e quindi una serie di interscambi tra il ragam (melodia) e il thaalam (l'ornamentazione, equivalente al jor). Questo viene miscelato con l'inno chiamatokrithi. Quindi segue il pallavi o tema del raga. I pezzi di musica carnatica possono anche essere elaborati; essi sono composizioni famose che sono gradite soprattutto a coloro che prediligono il canto piuttosto che la musica.

Pakhawaj, strumento a percussione tipico dell'India del Nord